Se non hai studiato biologia, probabilmente ricorderai su questo tema solo quanto studiato a scuola (come la maggior parte delle persone…). Ma se sei incinta, o semplicemente curiosa o se stai realizzando un trattamento di riproduzione assistita, è probabile che la questione ti interessi un po’ di più. In questo post, la Dott.ssa Mónica Parriego, specialista in embriologia e responsabile del nostro Laboratorio di Diagnosi Genetica Preimpianto, ci presenta alcuni dati che magari non conosci o che ti sorprenderanno.  Sei pronta a salire di livello?

  1. Come si genera e che dimensioni ha un embrione inizialmente?

L’embrione umano è il risultato dell’unione di un ovulo con uno spermatozoo. Quest’unione dà luogo alla sua prima cellula, che viene chiamata zigote. Si tratta di una cellula sferica di meno di 1 mm di diametro circondata da un involucro che la proteggerà fino al momento dell’impianto. Lo stadio di zigote è breve, dura circa 25-28 ore; a partire da questo momento, avranno luogo, continuativamente, le divisioni cellulari.

  1. Come possiamo sapere se l’embrione sta evolvendo bene o no?

Nel primo giorno di sviluppo, un ovulo correttamente fecondato, o zigote, mostra due nuclei, uno con il materiale genetico dell’ovulo e un altro con quello dello spermatozoo. In seguito, questi due nuclei si fondono ed inizia la divisione embrionaria. Un embrione con un ottimo ritmo di sviluppo dopo due giorni di coltura avrà 4 cellule e dopo 3 giorni ne avrà 8.  A partire da quel momento, le cellule si uniscono e non è più possibile contarle. Dopo 5/6 giorni di coltura, se tutto va bene, si sarà formata una struttura complessa composta da circa 200 cellule.

  1. Cosa differenzia un embrione di buona qualità da un altro?

Nonostante possa sembrare molto presto, il ritmo di divisione dell’embrione durante i primi giorni, così come l’aspetto delle sue cellule, è già indice della sua qualità. Per questo motivo è fondamentale osservare continuativamente la sua evoluzione durante questo stadio. Oltre a contare il numero di cellule, bisogna anche osservare se queste hanno una dimensione simile e un aspetto omogeneo e se le divisioni sono avvenute nei tempi corretti. Tutti questi parametri influiscono sulla posteriore capacità di sviluppo dell’embrione e sul suo impianto.

  1. Sai in cosa consiste la tecnologia time-lapse inclusa in alcune incubatrici?

Gli embrioni sono strutture molto piccole non visibili a occhio nudo e per osservarli è necessario l’utilizzo di un microscopio di elevata capacità, nonostante ciò significhi toglierli dall’incubatrice ed interrompere, così, le condizioni ottime di coltura. Le incubatrici “time-lapse”, però, includono una fotocamera che permette di osservare gli embrioni da uno schermo esterno, senza dover estrarli, favorendo, dunque, la stabilità del processo e permettendo di ottenere embrioni di migliore qualità. Questa tecnologia consiste in un sofisticato procedimento di acquisizione di immagini, tramite il quale vengono generati dei video a partire da una serie di fotografie realizzate in intervalli di tempo determinati (15-20 minuti). È, così, possibile visualizzare l’evoluzione di ogni embrione in maniera continua, permettendo una migliore valutazione della loro morfologia e di ottimizzare la loro selezione.

  1. Quali sono le cause di un mancato attecchimento?

Esistono diversi motivi per cui questo possa succedere. Affinché avvenga l’impianto, è necessario un embrione capace, un utero ricettivo e una buona comunicazione tra i due. Qualsiasi problema che riguardi una di queste parti, dunque, può compromettere l’avvio e lo sviluppo della gravidanza. Inoltre, esistono altre questioni regolate dalle leggi della biologia: a volte l’embrione, nonostante abbia un buon aspetto esterno, non progredisce perché l’informazione genetica delle sue cellule non è corretta o presenta difetti nella generazione di energia. Allo stesso modo, anche problemi anatomici dell’utero o alterazioni del microbiota di questa zona possono rendere difficile l’impianto.

  1. Quanti embrioni si ottengono normalmente da un processo di fecondazione in vitro?

Il numero di ovociti recuperati e di embrioni generati è molto variabile, poiché dipende da molteplici fattori, materni e paterni. Esistono diversi farmaci che possono essere somministrati, seguendo posologie differenti, per ottenere ovociti e spermatozoi di qualità, nonostante vi siano delle caratteristiche individuali che non possono essere modificate (ad esempio, l’età). Ma ciò che realmente influisce sulle probabilità di gravidanza è la qualità dell’embrione trasferito.

  1. Cosa devo fare per donare ad altre coppie i miei embrioni non utilizzati o per essere una ricevente?

Se il tuo progetto riproduttivo si è già concluso e vuoi aiutare altre coppie a realizzare il loro desiderio di essere genitori, la legislazione vigente in Spagna permette di donare gli embrioni eccedenti dei trattamenti di riproduzione assistita ad altre coppie o donne che possano averne bisogno. Per farlo, i genitori devono firmare un documento di consenso informato, un contratto di donazione e l’anamnesi clinica personale e familiare, per dimostrare di non avere antecedenti di alcuna malattia congenita. Inoltre, dovranno realizzare alcuni esami medici aggiuntivi. Nel caso in cui si volessero ricevere gli embrioni, basterà richiederlo. Questa rappresenta una buona opzione quando non è possibile generare embrioni con gli ovuli e/o spermatozoi dei pazienti. Nel nostro centro abbiamo un Programma di Donazione di ovuli e di embrioni che si occupa di trovare la soluzione più adeguata ad ogni caso.

  1. È vero che nella prima tappa di sviluppo un embrione umano è simile a quello di un pesce o di un uccello?

Questa teoria venne formulata da uno scienziato tedesco di nome Ernst Haeckel a metà del XIX secolo e viene ancora studiata all’Università. Il ricercatore aveva osservato che gli embrioni umani a uno stadio precoce mostravano strutture simili a quelle che si trovano in altre specie animali in età adulta, come fessure che ricordano le branchie o un’estensione della colonna vertebrale che potrebbe dar luogo ad una coda. La chiamò teoria della ricapitolazione, poiché riteneva che nelle prime fasi del loro sviluppo embrionario gli organismi “ricapitolassero” i loro passi evolutivi iniziali. Nonostante la teoria della ricapitolazione sia stata parzialmente respinta nella sua versione più letterale, alcuni suoi aspetti continuano ad essere accettati, come il fatto che le strutture più primitive si formino nei primi stadi dello sviluppo e quelle acquisite evolutivamente appaiano in fasi successive.